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Ogni maledetta domenica!


In Italia siamo abituati a pensar​e al Coach come a un preparatore atletico. Quella persona che di solito vediamo a bordo capo o ad un angolo del ring (in caso di sport da combattimento) che dà continui indicazioni su cosa l’atleta deve fare e come. In realtà esiste anche una figura che fortunatamente sta prendendo il suo giusto spazio anche qua da noi: il Mental Coach.

Questa è una figura molto importante per l’atleta agonista di qualsiasi sport e livello - professionista o amatore - in quanto è in grado di trovare le strategie giuste per far si che l’atleta riesca a mettere in campo tutto il suo potenziale, trasformando l’eventuale energia negativa in energia positiva.

Ma andiamo con ordine. Cosa fa esattamente un Mental Coach? Prima di tutto entra in rapport con l’atleta in modo che questo si senta completamente a suo agio nel confidarsi. Stabilisce insieme a lui un obiettivo ben formato e cerca di far emergere tutti i blocchi che impediscono all’atleta di raggiungere questo obiettivo. Il Coach è in grado di destrutturare questi blocchi o credenze depotenzianti facendole perdere di significato e sostituirle con una serie di credenze potenzianti atte a richiamare tutte quelle qualità che sono necessarie per migliorare la performance agonistica. Per ottenere questo può avvalersi di alcune tecniche come la visualizzazione e l’ancoraggio.

La tecnica della visualizzazione, consiste nell’individuare lo stato in cui si vuole essere durante la performance in modo tale da poterla richiamare quando è necessario. Facciamo un esempio: poniamo che l’atleta in questione sia un calciatore e, parlando con il Coach, emerga l’incapacità di gestire l’emozione provata durante l'esecuzione dei calci di rigore e che questo lo porti all'errore. Il calciatore si rende conte che in quel momento ha bisogno di “sicurezza”. Il Coach è in grado di guidare il calciatore in modo tale che riesca trovare almeno un momento nella sua vita dove si sente completamente sicuro. Può anche darsi che l’episodio trovato si riferisca a momenti che non sono legati al mondo del calcio. Poniamo il caso che il calciatore si senta molto sicuro di sé quando è in compagnia dei suoi amici, in questo caso il Coach gli farà rivivere quel momento in maniera molto vivida e precisa (modalità VAK) e che riesca a fargli provare tutte le emozioni e sentire le sensazioni che vive in quel momento. Inoltre ha la possibilità di “fissare” tutto questo applicando un’ancora. Così facendo, il calciatore ha la possibilità di attivare l’ancora ogni qual volta abbia la necessità di richiamare lo stato di “sicurezza” - ad esempio ogni volta che deve calciare un rigore - riuscendo così ad eseguire il gesto atletico senza la distrazione emotiva che aveva prima. L’ancora in questo esempio, potrebbe essere un gesto, una parola, oppure un tocco su un punto preciso del proprio corpo.

Un altro esempio che si può fare per rendere meglio l’idea del lavoro che è in grado di svolgere un Mental Coach con uno sportivo è quello di un corridore velocista di Atletica Leggera. Qui si può fare un bellissimo lavoro di associazione, dove si chiede all’atleta di individuare un modello da prendere come riferimento. Il modello in questione può essere un suo idolo della stessa disciplina, oppure un personaggio di fantasia o addirittura un animale. Il velocista, ha individuato come suo modello di eccellenza, la figura del ghepardo. Ora il Coach può chiedere al ragazzo di immaginare come corre un ghepardo, i suoi movimenti e la sua velocità per raggiungere la preda. Successivamente si può associare questa immagine alla sua corsa, chiedendogli di “vedersi” mentre corre esattamente come farebbe il ghepardo: immaginare una corsa leggera e rotonda, con i muscoli del corpo in tensione, ma non rigidi. Poi vedere come le scarpette sfiorano appena la pista e sentire il rumore che ogni sua falcata produce sul tartan. Vivere la sensazione di correre in quel modo. E vedere, infine, come tutto questo produce la “corsa perfetta”…E’ possibile quindi che il Coach decida di ancorare tutto questo al rumore dello sparo dello starter, in modo tale che, quando l’atleta sente quel rumore, inizi a correre esattamente come il ghepardo, che diventi lui stesso il ghepardo!

Inoltre il Mental Coach deve poter monitorare la crescita dell'atleta con continui feedback, in modo tale da verificare che le strategie attuate portino i frutti desiderati e se necessario, modificarli tempestivamente.

Ovviamente questi sono solo alcuni esempi che si possono fare per spiegare il ruolo del Mental Coach all’interno del mondo sportivo, e i casi possono essere molti di più.

Fino ad adesso abbiamo parlato del lavoro su singoli atleti, ma la figura del Mental Coach è molto importante anche per le squadre. Il Mental Coach è in grado di individuare le caratteristiche di ogni singolo componente della squadra e valorizzarle in modo tale che si lavori in perfetta armonia, senza il rischio di intralciarsi. Come gli ingranaggi di un orologio: tutti diversi e ognuno con un compito ben preciso, e progettati in modo da incastrarsi perfettamente tra di loro. E che dire della capacità da parte del Mental Coach di fare discorsi motivazionali prima della competizione? O di scuotere la squadra con un monologo ad hoc durante il break nello spogliatoio? Che la squadra giochi a calcio, basket, volley o rugby, non importa, tutti hanno bisogno di sentirsi dire quelle paroline magiche che riaccendono gli animi e le speranze - e fanno tirare fuori gli attributi - nei momenti di difficoltà.

Insomma, il lavoro del Mental Coach è sicuramente molto importante nel mondo sportivo: può fare la differenza tra la vittoria o la sconfitta; tra mollare o tenere duro; tra decidere di tirare ancora un pugno o finire al tappeto. Perché la differenza tra l'essere un ottimo atleta o un campione, sta nel saper usare la testa.

Se volete vedere un ottimo discorso motivazionale, vi consiglio di copiare il titolo di questo articolo e inserirlo su youtube...buona visione!

Letture consigliate per approfondire l’argomento: “PNL per lo sport. Come allenare la mente per vincere con la programmazione neuro-linguistica” di Ted Garrat - Alessio Roberti Editore.

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